Iscrizione Albo Psicologi numero: 18174
Lavoro presso l’ospedale Bolognini Reparto di Neuropsichiatria ASST Bergamo Est
Ricevo in privato presso gli studi di Bergamo e Azzano San Paolo
Diabete, malattie neurodegenerative, ictus, cancro, cardiopatie: tutti sappiamo di cosa si tratta e che quadro clinico comportano. Ma cosa significa vivere con una patologia cronica? Come cambia la vita quando ti viene diagnosticata una malattia di lunga durata, che forse ti accompagnerà per il resto della tua vita?
La tua esistenza viene stravolta sotto ogni punto di vista. Inizi ad assumere farmaci nuovi, seguire cure specifiche, cambiare alimentazione. Seguendo le indicazioni del medico, sei tu a porti in prima linea per occuparti attivamente di te e della patologia. Con il tempo, impari a gestire al meglio il problema, cercando di conciliare tutto questo con i vari ambiti della tua vita, privata, lavorativa e sociale.
Con una patologia cronica, dunque, ci si trova a modificare quasi totalmente abitudini e stili di vita. Spesso, questo avviene con un’iniziale difficoltà. Non è facile per nessuno, infatti, accettare la malattia come “compagna di vita”, ma è un passo fondamentale per mantenere una buona adherence (collaborazione attiva del paziente) al trattamento clinico. Purtroppo il paziente non sempre accetta la sua patologia, e manifesta il suo malessere interiore con rabbia, frustrazione o spaesamento, condizioni tipiche che possono provocare un atteggiamento oppositivo.
L’intervento e il supporto di un professionista, in questo caso possono aiutare ad avere una maggiore compliace (adattamento alle cure) nel superare questa fase di difficoltà. La psicoterapia aiuterà il paziente a focalizzarsi sulle sue risorse a disposizione, portandolo a comprendere che non è da solo nel suo percorso di malattia. Può inoltre, aiutare il paziente ad elaborare i vissuti emotivi legati alla patologia e supportare i parenti nel fronteggiare l’impegno spesso oneroso che viene loro richiesto, sia dal punto di vista concreto dell’assistenza, sia da quello più delicato dell’accompagnamento affettivo. È possibile anche collaborare coi medici per creare una rete di supporto assistenziale, lavorando in sincronia e nell’ottica del bene del paziente.
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